Rapporto di fiducia tra professionista e paziente
Il mio principale obiettivo, prima di iniziare qualsiasi trattamento, è quello di creare un rapporto di fiducia con il paziente che si rivolge alla mia professionalità per una sua richiesta di aiuto. La qualità del rapporto paziente-terapista è fondamentale per l’alleanza terapeutica, principio indispensabile per il completo raggiungimento degli obiettivi riabilitativi.
Per questo motivo do molta importanza all’ascolto del paziente e alla spiegazione di quanto riscontrato e di quanto proposto, in modo da far sentire il paziente parte attiva del percorso riabilitativo.
Non esistono protocolli standardizzati
È largamente diffusa la prassi di programmare cicli da 10/20 sedute, come se il numero rappresentasse un vincolo inviolabile.
La realtà è che non esistono protocolli standardizzati e numeri ben definiti di sedute per ciascun disturbo.
La domanda “Quante sedute ci vogliono?” pone l’attenzione sull’obiettivo sbagliato; già nelle prime sedute condividerò con il paziente gli obiettivi funzionali e di benessere fisico, comprendendo il periodo temporale adeguato per poterli raggiungere. Esistono perciò degli obiettivi condivisi con il paziente, variabili da persona a persona; nella presa in carico riabilitativa il paziente non è una diagnosi, è una persona con il proprio problema, la propria vita, la propria storia. Ogni individuo avrà delle aspettative e degli obiettivi di vita differenti, a seconda delle proprie richieste quotidiane, delle proprie possibilità, del proprio stile di vita e del tempo libero a disposizione. È proprio a partire da queste variabili che programmerò insieme al paziente il piano riabilitativo, sempre con l’obiettivo di renderlo partecipe e responsabile del proprio recupero. Nella maggior parte dei casi fornirò anche esercizi da eseguire a casa nei giorni tra una seduta e quella successiva, da progredire gradualmente su mia indicazione.
È fondamentale che il paziente che si presenta da me con una richiesta di aiuto (riduzione dolore/recupero funzionale) diventi sempre più indipendente: il mio obiettivo come professionista è quello di permettere alle persone di tornare alla vita quotidiana senza sintomi e con la stessa (o migliore) funzionalità precedente al disturbo. Ancora meglio evitando future recidive: per ottenere questo risultato sarà perciò importante apportare qualche modifica allo stile di vita, indagando stress, qualità del sonno, esercizio fisico, alimentazione, partecipazione sociale, ecc.
Prima visita
La prima visita ha una durata di circa 1 ora ed è strutturata in 3 momenti principali:
Sedute successive
Le sedute successive verranno concordate insieme al paziente. Come descritto in precedenza non esiste un numero standardizzato di sedute: la programmazione dipenderà dalla condizione del paziente, dal suo iniziale approccio al problema (attivo/passivo) e da altri fattori legati al suo stile di vita.
Esponendomi ti rassicuro che presso il mio studio non verranno mai proposti cicli da un numero elevato e predefinito di sedute con l’obiettivo del business. La qualità delle cure e la soddisfazione del paziente sono due aspetti fondamentali nella mia attività.
Anamnesi (primo colloquio)
Il primo colloquio con il paziente è senza dubbio la parte più importante dell’intero percorso di cura. In questa fase verranno indagati:
L’anamnesi è la raccolta di tutte le informazioni utili nell’indirizzarsi verso una corretta diagnosi e un’adeguata scelta terapeutica, permette di individuare segnali di rischio di gravi patologie (Red Flags) di competenza medica e di comprendere le strategie terapeutiche adeguate e i fattori prognostici. Non deve essere vista perciò come un interrogatorio, né come una perdita di tempo a discapito del trattamento: è anzi la fase più importante. Infatti, ribadendo il concetto, non esiste una terapia uguale per tutti i pazienti (“One size does not fit all”).
Questa fase permette di valutare anche gli aspetti psico-sociali: va trattata la persona, non la patologia. È quindi il momento di avvicinamento tra terapista e paziente, di grande ascolto e personalizzazione del trattamento: deve essere valorizzato.
Da clinico è frequente osservare pazienti che appena entrano in studio si iniziano a spogliare e si dirigono verso il lettino, o che nel momento del colloquio iniziale scalpitano e affrettano le risposte perché impazienti di un trattamento. Ma come si può fornire un trattamento e un aiuto adeguato in assenza di una precisa valutazione del disturbo, o meglio della persona?
È mio obiettivo educare il paziente sull’importanza di questa fase e a tutti mi sento di dire di valorizzare i professionisti che dedicano tempo all’ascolto e alla valutazione delle vostre problematiche.
Esame obiettivo (vera e propria valutazione)
L’esame obiettivo è la fase di vera e propria valutazione, a conferma delle ipotesi diagnostiche maturate nel corso dell’anamnesi. Non vi è una modalità standardizzata nell’esecuzione, ma generalmente effettuerò:
Questa fase permette anche di confermare eventuali sospetti di problematiche di competenza medica, individuando così quei pazienti che necessitano una visita specialistica.
Al termine dell’esame obiettivo discuterò con il paziente quanto riscontrato durante la valutazione e la natura del problema, fornendo spiegazioni anche attraverso disegni, grafici o poster anatomici. Ogni paziente al termine della propria visita riceverà delle risposte in merito alla richiesta di aiuto: la comprensione del proprio disturbo è un principio fondamentale per il coinvolgimento del paziente nel percorso di recupero. Infatti garantisce rassicurazione e un punto di partenza per il raggiungimento di obiettivi, permettendo di concordare la tipologia e la frequenza dei trattamenti.
Prima parte del trattamento
Successivamente alle fasi di anamnesi ed esame obiettivo, solitamente avvio il trattamento già nel corso della prima seduta, proponendo al paziente tecniche manuali e/o esercizi terapeutici specifici.
Questi ultimi generalmente li prescrivo anche per casa in modo da iniziare a responsabilizzare il paziente come parte attiva nel percorso di trattamento, in modo da renderlo gradualmente autonomo nella gestione del proprio problema. Inoltre gli esercizi sono importanti per mantenere/migliorare la sintomatologia e la funzionalità raggiunte al termine della prima seduta.
La posologia (determinazione delle dosi e delle modalità) degli esercizi assegnati vanno rispettate, poiché vanno considerati come una medicina. Il poster in sala d’attesa ricorda a tutti i pazienti il messaggio: “Se l’esercizio fisico fosse una pillola sarebbe il farmaco più venduto al mondo…e anche il più prescritto.”
Per garantire la corretta esecuzione degli esercizi, questi verranno prescritti o in formato scritto o tramite video.